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Gubbio e Onna accomunate dalla strage nazista: e la firma fu la stessa, quella del gen. Boelsen

Gubbio e Onna accomunate dalla strage nazista: e la firma fu la stessa, quella del gen. Boelsen. A TRG la lettera di Dino Pezzopane, testimone oculare di quella strage, ricordata nei giorni della ricorrenza dei 40 Martiri.
Gubbio e Onna sono accomunate da un triste destino. A rivelarlo nei giorni di ricorrenza del 72mo anniversario dell'eccidio dei 40 Martiri - la più grave e drammatica rappresaglia nazista in Umbria - è Dino Pezzopane, gualdese di adozione e originario della cittadina abruzzese divenuta tristemente famosa 7 anni fa per essere epicentro del sisma dell'aprile 2009. Con una lettera corredata dalla foto delle vittime, inviata alla redazione di TRG, Pezzopane ricorda la strage di Onna consumatasi pochi giorni prima quella di Gubbio ma accomunata dalla tragica firma: quella del generale della Wehrmacht, Joahnn Karl Boelsen. Questo il racconto testimonianza di Dino Pezzopane: "E' il 10 giugno 1944, nel primo pomeriggio, il generale Boelsen decise che bisognava lasciare l’Aquila. Gli alleati erano ormai vicinissimi. Doveva però dare una lezione ai partigiani e riesumò il rapporto che qualche giorno prima gli era stato fatto sull’episodio di Onna e sulla reazione del “civile” all’arroganza e all'illegalità tedesca. Per il generale Boelsen la reazione al furto del cavallo era un gesto contro l’esercito germanico, era la reazione degli italiani che avevano tradito l’alleanza, era un gesto alla stregua di un attacco partigiano, pertanto la popolazione andava punita. Da precisare che a Onna non c’era stato nessun attacco partigiano e proprio per questo, la strage non nasce da un fatto emozionale ma fu studiata a tavolino, programmata, con puntiglio, dopo aver preso le informazioni giuste. Scelgono un’ora pomeridiana, le diciassette circa. E qui che entrano in gioco i cosiddetti collaborazionisti, quei personaggi legati al fascismo alla Repubblica di Salò. Consideriamo alcuni elementi storicamente non secondari. Nel momento in cui avviene la strage di Onna, la situazione militare è certamente favorevole agli alleati. Ma, la Germania non è ancora battuta, i fascisti locali compromessi fino al collo col regime non avrebbero via di scampo nel caso del crollo definitivo del fascismo e si aggrappano a Salò e ai tedeschi . Collaborare con i nazisti è quindi quasi naturale, combattere i partigiani lo è altrettanto. I Tedeschi decidono di fare la strage quando stanno per andare via. Dal punto di vista tattico militare l’eccidio non ha senso se si sta scappando. Ma, ha senso come esempio e i Tedeschi ne faranno vanto e monito nella loro propaganda a mano a mano che, inseguiti e battuti, risaliranno la penisola. E’ certo che complicità locali ci furono è certo che furono fornite informazioni su chi colpire, ma la strage fu un atto militare, la cui responsabilità è tutta sulle spalle di chi decise, freddamente e scientemente, di compierla. C’è ad esempio un elemento cui, non sempre si dà il giusto peso. E cioè i mezzi usati. A Onna i tedeschi non si limitarono a sparare contro i civili con quelle che i carabinieri nei rapporti definiscono “pistole automatiche”, ma portarono con sé una grossa quantità di esplosivo con il quale distrussero, in maniera scientifica e in pochissimo tempo, numerosi edifici del paese che avevano prima identificati, grazie a spie locali e che gli edifici erano stati addirittura segnati con una croce. Siamo quindi a domenica 11 giugno 1944. Io avevo da poco compiuto undici anni essendo nato il 6 giugno 1933. Ed ho vissuto in diretta gli avvenimenti di quel giorno. Era una giornata grigia e piovigginosa, c’èra anche un’aria di festa perché si era certi, che stessero per arrivare gli alleati. Il paese quel giorno è relativamente tranquillo. All’epoca la mia famiglia abitava a un centinaio di metri dalla statale 17 e dall’incrocio per accedere al paese di Onna. Nel tardo pomeriggio del fatidico 11 giugno, io mio fratello Mario e mio padre Elia, eravamo all'esterno della nostra abitazione. Siccome in quei giorni non vi era più un solo mezzo che transitasse sulla statale, a un certo momento vedemmo entrare in direzione di Onna una macchina alquanto strana, assomigliava più a un carro funebre che ad un’utilitaria, mezzi probabilmente a disposizione del comando e non in uso alla truppa. L’ordine è di prendere tutti gli uomini validi dai sedici ai sessant'anni. Gli uomini catturati, che in primo momento pensarono a un rastrellamento per motivi di lavoro, in realtà avviene un vero e proprio psicodramma giocato su attimi di speranza e sulla successiva consapevolezza che i tedeschi erano decisi a uccidere tutti gli ostaggi. Erano le 20,10 di domenica 11 giugno del 1944. Fuori piovigginava. Il dramma si era compiuto. I massacratori lasciavano la scena. Restava il dolore. Anche la mia famiglia fu ferita dal dolore, perché, fra le diciassette vittime, vi fu anche mio fratello Pasquale, che non aveva compiuto diciotto anni. Il 12 giugno, non ho dimenticato l’urlo agghiacciante delle madri sui corpi straziati dei loro figli trucidati, urlo che squarciava, con note di orrore il luttuoso e lugubre silenzio succeduto al crepitare dei mitra, non ho dimenticato i gemiti dei giovani innocenti immolati sull’altare dell’odio e della ferocia. All’alba di giovedì 22 giugno 1944, a Gubbio, quaranta cittadini innocenti, tra cui due donne, venivano trucidati per rappresaglia dall’esercito tedesco. Anche questa strage fu ordinata dal carnefice generale Boelsen, comandante della 114° Jager Division. Grazie a una commissione d'inchiesta, delle stragi naziste dimenticate. Dimenticate soprattutto dalla giustizia e dai tribunali militari italiani che hanno di fatto, negato ai parenti di quasi 15.000 civili massacrati dalla brutalità delle truppe naziste, non solo di vedere condannati i responsabili (che forse sarebbe stata la cosa più semplice da fare se si fosse agito subito negli anni cinquanta), ma di sapere ciò che in realtà era successo cercando di capire i meccanismi perversi che portarono a quegli eventi. Resta un fatto. Per le stragi naziste in Italia quasi nessuno ha pagato. Nella 72° ricorrenza della strage nazista dei quaranta Martiri di Gubbio, ed un simile evento vissuto di persona per la strage, avvenuta 11 giugno 1944, di 14 uomini e tre donne a Onna (Aq), sempre ad opera del criminale gen. Boelsen. Auspico che la mia testimonianza, possa essere vicino ai pareti delle vittime, in quanto, chi può comprendere il loro dolore, se non chi lo ha vissuto?".
Gubbio/Gualdo Tadino
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