Sarà pure stato un mese di siccità ma almeno sul fronte dei flussi turistici quello di settembre resterà un periodo di slancio importante per il comprensorio eugubino: stando ai numeri già anticipati nelle scorse settimane ma oggi ufficializzati dalla Regione e soprattutto stando alla comparazione con gli altri comprensori.
Nella quasi totalità dei quali si è registrato un ottimo incremento a settembre rispetto al 2016. Un mese interlocutorio, dato che arrivava dallo scotto della prima ondata sismica ad Amatrice, anche se la crisi vera l'Umbria l'avrebbe subita solo dopo il 30 ottobre.
E sugli scudi di questa graduatoria c'è proprio il comprensorio Eugubino (+17.6% arrivi e +19.3% presenze) che fa meglio di quello Tuderte (+17.0% arr. e +21,7% pres.), della Valnerina (+11.2 arr. e +14.6% pres.), dell'Alta Valle Tevere (+11.0% arr. e +11.5% pres.), del Folignate (+10.7% arr. e +6.1% pres.); sotto la media regionale ma pur sempre col segno positivo anche lo Spoletino (+9.3% arr. e +2.3% pres.), il Ternano (+9.0% arr. e +15.9% pres.), e di poco il Perugino (+4.4% arr. e +0.7% pres.).
"L'Umbria, dopo la crisi generata dal sisma di un anno fa, i cui effetti diretti ed indiretti si sono protratti sino all'inizio dell'estate, torna progressivamente ad essere una meta turistica tra le più apprezzate d’Italia, recuperando arrivi e presenze” ha commentato il vice presidente della Giunta regionale dell’Umbria e assessore al Turismo, Fabio Paparelli.
Scendendo nel dettaglio dei risultati nell'Eugubino, si rileva che nel solo mese di settembre 2017 sono state oltre 19 mila presenze e 8.600 gli arrivi a fronte di 17 mila presenze dello scorso anno con 7.600 arrivi.
Il confronto con i primi 9 mesi dell'anno resta deficitario rispetto al 2016, ma sconta l'effetto sisma da fine agosto: al 30 settembre dello scorso anno erano stati 192.687 le presenze con 82 mila arrivi, quest'anno il recupero è giunto a 166.229 presenze con 67 mila arrivi. Una percentuale negativa del 13% che sta gradualmente riportando i dati alla normalità. Saranno i mesi di novembre e dicembre a raffigurare meglio il gap con il 2016, quando ci fu un vero tracollo.
Ma se il trend turistico incoraggia almeno sui numeri, con la crescita preponderante dei turisti italiani rispetto agli stranieri, ciò non toglie che i problemi restino in piedi. Soprattutto quando si tratta di manifestazioni come la Mostra mercato del tartufo che ha chiuso i battenti il 1 novembre ma che ha mostrato, per così dire, un volto in piena coerenza con la crisi del settore: pochi tartufi ma anche poche presenze in un padiglione, quello tornato in piazza 40 martiri, emblema della parabola discendente della manifestazione, nonostante gli sforzi profusi sul piano organizzativo e la buona volontà di chi ha aderito con i propri stand. Gli affari magari non sono andati neanche male, stando ai riscontri dei commercianti presenti, il bel tempo ha aiutato ma è indubitabile che la formula va ripensata e forse la rassegna va in qualche modo azzerata e ricostruita. Senza escludere sinergie territoriali in Umbria e nelle vicine Marche. Perchè in carenza di risorse, diventa doppiamente inutile la concorrenza territoriale. Il tartufo resta un prodotto di eccellenza che merita di essere valorizzato: in primis dalla Regione, in secondo luogo dagli enti locali, quindi dagli attori direttamente coinvolti. Ad Alba, nonostante la crisi, il tartufo è un traino per l'economia. In fondo basterebbe farsi una gita in Piemonte e prendere spunto dai migliori.
Gubbio/Gualdo Tadino
07/11/2017 08:45
Redazione