"Il Piano sanitario deve essere condiviso da chi lavora negli ospedali altrimenti si scrivera' il solito documento programmatico lontano dalla realta' di ogni giorno e dai problemi dei pazienti. Nessuno ci viene a chiedere come funzionano le cose sul campo. La Regione dica chiaramente se si vuole che i cittadini vadano verso il privato, visto che costa poco di piu' e fa evitare attese lunghissime. La politica e' riuscita a mettere il medico contro l'utente".
Quserei alcune delle considerazioni espresse da medici e rappresentanti di varie associazioni nell'audizione convocata dalla Terza commissione del consiglio regionale. E' stato inoltre sottolineato dai vari soggetti in audizione - riferisce un comunicato del consiglio - che "le liste d'attesa sono il problema maggiore, ma la Regione deve dire chiaramente se l'orientamento e' spingere il cittadino verso il privato: il costo del ticket praticato nelle strutture private e' ormai molto vicino a quello pubblico, solo che da un privato si va dopo una settimana, nel pubblico ci vogliono i mesi. Per quanto riguarda i posti letto siamo fra gli ultimi. Doveva essere costruita l'alternativa sul territorio, ma nella realta' non c'e' una struttura che fa da filtro sugli ospedali perche' non ci sono stati investimenti adeguati. E dopo l'acuzie mancano le strutture per continuare la cura, quindi la popolazione va in ospedale dove pero' mancano i posti letto". E' stata inoltre evidenziata "la mancanza di programmazione e l'assoluta assenza di piani. Servono investimenti su cure primarie e cronicita'". Una sottolineatura particolare ha riguardato il sistema informatico, definito "di una inefficienza devastante: non abbiamo dati e quelli che ci sono spesso si rivelano inesatti. Quando non ci sono dati, partono le ambulanze col dischetto, altro che consultazioni in rete. Quando facciamo una dimissione capita troppo spesso che il sistema si imballi e rimanga bloccato anche un giorno e mezzo. Al ritiro di un referto di prestazione radiologica non si da' piu' al cittadino la risposta, ma un foglio di carta, niente piu' dischetto. Il paziente se lo deve scaricare col pin oppure va in farmacia o si fa copiare il dischetto a sette euro: il messaggio sottobanco e' quello di farselo stampare dal proprio medico, ma non si puo' fare se la Regione non interviene con una integrazione".
Altro tema discusso - prosegue il comunicato - quello della prevenzione: "si potrebbe fare - hanno sottolineato i rappresentanti di medici e associazioni - molto di piu': sarebbe utile classificare i cittadini in uno 'score' di rischi con delle semplici domande sulle abitudini alimentari o sui comportamenti dannosi, come il fumo, ma i centri di salute non hanno personale a sufficienza per raccogliere i dati. I medici di medicina generale invece i dati dei loro pazienti ce l'hanno, ma non vengono coinvolti. Anche le farmacie potrebbero avere un ruolo di servizio pubblico: basta un ago per i mini-prelievi e in un minuto pure il farmacista puo' dare risposte al cittadino su colesterolo o diabete: se sta bene si saluta e si rimanda a casa, se no si rimanda ad ulteriore controllo. Sono cose semplici da fare, ma la politica e' sorda. Sono passaggi fondamentali anche dal punto di vista dei costi, che sono enormi quando c'e' da curare un cancro, ma che potrebbero essere ridotti di molto con una piu' accurata prevenzione. Il Dipartimento di prevenzione va ricostruito e si chiede il rispetto delle normative nazionali, che prevedono investimenti di almeno il 5 per cento sul totale; l'Osservatorio sulla salute certifica che attualmente non si supera il 4,2 per cento, di cui meno della meta' viene destinato alla prevenzione e ai controlli sanitari sull'alimentazione, che significa meno accesso alle cure e meno sicurezza".
La riunione si e' conclusa con la richiesta pressante di un incontro con l'assessore alla sanita' per discutere gli aspetti tecnici e le problematiche piu' evidenti, come "precariato, carenze di organico, turni di lavoro che si prolungano oltre l'orario concordato, reperibilita' degli infermieri anche in ore diurne e soprattutto lo scollamento tra le direttive dei vertici aziendali e l'operativita' reale di chi manda avanti le strutture".
Perugia
02/12/2016 11:50
Redazione