Questa è per me l’ultima celebrazione in questo luogo segnato dal dolore e da rimpianti mai sopiti. Desidero, nel condividere questo momento solenne di memoria, lasciarvi due pensieri".
Si è aperta con queste parole l'omelia di mons. Mario Ceccobelli, stamane, nella prima delle celebrazioni eucaristiche al Mausoleo dei 40 martiri, in occasione del 73mo anniversario dell'eccidio più grave perpetrato in Umbria dai nazisti.
Il presule eugubino, ricordando l'ormai prossima sostituzione con un nuovo vescovo, ha citato dapprima il Vangelo, quindi ha richiamato i valori dell'amicizia epistolare tra Guglielmina Roncigli, figlia di uno dei 40 eugubini fucilati, Vittorio, e Peter Staudacher, figlio dell'ufficiale medico della Werhmacht ucciso il 20 giugno 1944 e dalla cui morte scaturì la tremenda rappresaglia. I due, conosciutisi in circostanze fortuite 60 anni dopo, si sono scritti per 8 anni con pagine di grande umanità raccolte nel romanzo "Nel segno dei padri" di Giacomo Marinelli Andreoli.
"Questa storia vera, narrata magistralmente da Giacomo Marinelli Andreoli con lo stile del romanzo, può indicare una strada per superare la disperazione e l’angoscia che alberga nei cuori ancora feriti dalla tragedia - ha detto Ceccobelli al Mausoleo - Guglielmina e Peter non sono stati aiutati nel loro amaro sgomento, non ci sono state per loro mediazioni esterne, da soli hanno maturato il desiderio di andare oltre l’irrimediabile pena per l’uccisione dei rispettivi genitori. Hanno percorso il sentiero interiore che raggiunge il cuore e da lì sono partiti per indagare sulla spietata vicenda e rielaborare il dolore. Da questo intimo cammino, certamente faticoso, è nato un desiderio che casualmente ha portato dopo molti anni i due orfani innocenti a desiderare un incontro che Peter così commenta:
“Siamo come due bambini persi, diventati vecchi, che si incontrano dopo una lunga vita per riconciliarsi. Pur non avendo commesso niente che meriti una riconciliazione”.
La guerra, tragedia inutile e dolorosa, ha segnato la prima metà del secolo scorso, ma questa pratica funesta non è mai terminata. Ancora oggi nel mondo ci sono guerre che seminano sofferenze disumane e dividono popoli innocenti, la stessa società è percorsa da fermenti di violenza insensata che sembra inarrestabile e sempre più feroce.
Si può sperare nella fine di tutto questo? Ci sarà per le generazioni che verranno un tempo di vera pace e di serena convivenza?
La via della riconciliazione ce l’ha insegnata Gesù e a noi eugubini l’ha ricordata sant’Ubaldo soprattutto con il suo esempio: non rispondere alla violenza con la violenza, perché questo comportamento non fa altro che generare altra violenza all’infinito".
Infine l'auspicio conclusivo di Ceccobelli: "Invoco per tutti gli abitanti della nostra diocesi e in modo particolare per coloro che portano ancora sanguinanti le ferite del dramma qui consumatosi nei tempi bui del secondo conflitto mondiale, la mediazione del nostro Patrono, affinché abbiano la volontà e la forza di non rispondere alla violenza con altrettanta violenza e trovino il coraggio di perdonare, lasciando al Signore il compito di giudicare le azioni di ciascuno".
Gubbio/Gualdo Tadino
22/06/2017 10:40
Redazione