Il Gup Alberto Avenoso ha riconosciuto le aggravanti, tranne quella della premeditazione, a Francesco Rosi, condannato a 30 anni per l'omicidio della moglie, l'avvocatessa Raffaella Presta, uccisa il 25 novembre 2015. Quindi crudelta', futili motivi, presenza del minore e contesto di maltrattamenti, come richiesto dal pm Valentina Manuali. Nessuna reazione da parte dell'agente immobiliare che ha ucciso la moglie a colpi di fucile.
"Ha solo detto che se l'aspettava - ha spiegato il suo legale, Laura Modena - io invece speravo in qualcosa di meno. Le aggravanti non c'erano e soprattutto non c'erano i maltrattamenti. La mia tesi e' stata ignorata e questo francamente, dopo il lavoro che ho fatto, mi dispiace".
Durante la lettura del dispositivo erano presenti in aula il fratello e la sorella gemella dell'avvocatessa uccisa. "Noi ci rimettiamo alla giustizia, ci crederemo sempre - ha detto Vincenzo Presta - nessuno ci ridara' indietro Raffaella, ma volevamo che la pena fosse commisurata all'atto che e' stato commesso, che venisse dato peso a quello che e' stato fatto. Questa e' l'unica cosa fondamentale".