Al via la nuova campagna promozionale dell’8xmille, on air dal 14 aprile, che racconta una Chiesa al fianco dei più fragili. Condomini solidali, doposcuola, poliambulatori, case di accoglienza, dormitori, mense, restauri di beni culturali e artistici, stanziamenti per calamità naturali o emergenze umanitarie nel mondo: sono solo alcuni esempi dell’articolata rete di aiuto messa in campo dalla Chiesa per rispondere alle nuove povertà e a fasce di popolazione con bisogni diversi e sempre più complessi. Il tutto è possibile con il supporto dell’8xmille alla Chiesa cattolica che dal 1990 realizza ogni anno migliaia di progetti, secondo tre direttrici fondamentali di spesa: culto e pastorale, sostentamento dei sacerdoti diocesani, carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. Il lavoro incessante di tanti operatori, volontari, religiosi e religiose è al centro della campagna che racconta, attraverso sette storie di speranza e di coraggio, il valore della gratuità e gli sforzi di una Chiesa in uscita, che si prende costantemente cura dei più deboli.
L’8xmille consente anche di tutelare e valorizzare il patrimonio artistico nazionale, come è accaduto a Gubbio dove la chiesa della Madonna del Prato è stata sottoposta ad un intervento di restauro conservativo. Gioiello di architettura barocca, eretta nel 1662 per volere del vescovo Alessandro Sperelli, sul terreno di proprietà delle Monache di Santo Spirito, appena fuori le mura urbane che delimitano il centro storico, la chiesa fin dall’esterno si presenta con un certo carattere di nobiltà, dalla linea architettonica al materiale delle sue murature. Grazie all’intercessione del cardinale Ulderico Carpegna, il vescovo Sperelli, vero animatore dell’edificazione della chiesa, ottenne, con il consenso dell’autore Francesco Castelli detto il Borromini (Bissone 1599 – Roma 1667), la possibilità di realizzare una replica del progetto del San Carlino alle Quattro Fontane dei Trinitari spagnoli a Roma, considerato come uno dei più alti esempi dell’architettura barocca in Italia. Entrando si resta sorpresi, quasi intimiditi, dalla grandiosità della cupola, dalla luce discreta e dalle eleganti linee dell’ambiente. “La chiesa della Madonna del Prato è indubbiamente un unicum dal punto di vista storico-artistico in città – spiega Elisa Polidori, direttrice ufficio beni culturali della diocesi di Gubbio e del museo diocesano – Si può immaginare come uno scrigno che racchiude un tesoro inestimabile raccontato con precisione meticolosa dal punto di vista teologico. Riuscire a tutelare un bene come questo rappresenta un dovere da parte della comunità intera e soprattutto da parte, in questo caso, della diocesi locale, perché significa conservare non solo un bene monumentale e quindi un’opera d’arte, ma anche l’identità di un’intera comunità”. La progettazione e realizzazione del restauro della chiesa, reso necessario per l’inagibilità dell’edificio sacro dopo il terremoto dell’agosto 2016, è stato un lavoro pensato e concretizzato attraverso un cammino condiviso. Questa scelta ha permesso di rispettare, da un lato, le intenzioni del Borromini a cui l’edificio di culto si ispira, dall’altro, l’idea teologica e il senso della fede a cui la chiesa rimanda. “È uno dei pochi scrigni barocchi all’interno della città di Gubbio – spiega Francesco Raschi, architetto responsabile dei lavori di restauro – Siamo partiti dalla ristrutturazione della pavimentazione fino a tutto quello che riguarda le parti in stucco, i modanati, le colonne, le trabeazioni, fino ad arrivare al consolidamento e al restauro dell’affresco vero e proprio. Senza il contributo dei fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica, questo intervento non sarebbe mai stato essere realizzato, neanche pensato”.
Si tratta di un’importante opera di conservazione e recupero di un edificio che testimonia oltre 350 anni di storia. Un lavoro articolato e complesso che, grazie a 32 maestranze impiegate, ha permesso di restituire l’antico splendore a oltre 600 mq di stucchi consolidati insieme a 330 mq di intonaco e superficie affrescata. Iniziato nel 2019 il restauro si è concluso a dicembre 2020 rappresentando un tipico esempio di capolavoro ritrovato grazie all’8xmille.
“È davvero una grande soddisfazione – sottolinea il vescovo della diocesi di Gubbio e di Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini – arrivare alla fine di un grande lavoro di restauro e di recupero di una chiesa così bella. Ringrazio la Conferenza Episcopale Italiana che ha posto la sua attenzione sulla chiesa della Madonna del Prato. Grazie ai contributi provenienti dall’8xmille è stato possibile restituire alla comunità un patrimonio dal valore inestimabile continuando a tramandare arte e fede alle generazioni future”.
Visitata ogni anno da oltre 12mila persone, considerata uno degli edifici più significativi di Gubbio, la Madonna del Prato è il fulcro della vita liturgica e pastorale della comunità parrocchiale. "Con dedizione – sottolinea don Fabricio Cellucci, parroco della Madonna del Prato - abbiamo effettuato un intervento di restauro per salvaguardare la chiesa come cuore pulsante della comunità, cercando di favorire la vita nello Spirito. L'esperienza pastorale e gli studi di ecclesiologia mi hanno permesso di percepire concretamente il significato della fede presente in questo luogo e nei cuori di chi lo abita”. Come ricorda Maria Elena Franceschetti, parrocchiana, che a questa chiesa è molto affezionata. “Quando sono qui in chiesa mi sento molto bene. Ho ricevuto qui tutti i sacramenti perché mi sono sposata qui, vi ho battezzato i miei figli e, quindi, per me è un legame fortissimo”. Ai 533mila euro provenienti dalle firme dei contribuenti si sono aggiunti 250 mila euro di fondi per il terremoto, messi a disposizione dalla Regione Umbria, indispensabili per completare i lavori.
Gubbio/Gualdo Tadino
26/04/2024 15:51
Redazione