Si è aperta sabato scorso e prosegue fino al 30 luglio, la mostra nella Chiesa di Santa Maria dei Laici detta dei Bianchi, “I colori del Mistero” della pittrice iconografa Lina Delpero, con le sue icone, tra tecnica e devozione. La mostra che ha il patrocino del Comune di Gubbio e dell’Associazione MEU- Musei Ecclesiastici Umbri, è organizzata e promossa dall’associazione culturale La Medusa. Delpero è nata a Vermiglio, un paese a 1300 metri nelle Alpi del Trentino, in una famiglia numerosa e contadina nel 1941, durante la seconda guerra mondiale. Qui tutti si conoscevano e si aiutavano a superare le difficoltà della guerra e la povertà in cui molti vivevano. La bellezza della natura, i colori delle nuvole che giocano tra le cime delle montagne, i ghiacciai, i fiori, le foreste di larici ed abeti, l'acqua dei ruscelli che rumorosa scende veloce dalle montagne, sono immagini scolpite per sempre nel suo intimo. A Milano ha frequentato il liceo artistico Beato Angelico e la facoltà di Architettura. All'Università Cattolica di Milano ha poi frequentato con interesse i corsi di Scienze religiose e all'Ècole de la Foi di Friburgo, in Svizzera, due anni di studi biblici. Scrive icone da quando aveva 24 anni e considera questo l'impegno più significativo della sua vita. Lina ha inoltre insegnato disegno e storia dell'arte al Liceo Scientifico e alla Scuola Media. Il contatto con gli adolescenti l’ha sempre entusiasmata e aiutata ad approfondire il suo lavoro di iconografa. E' per loro, per le loro famiglie, oltre che per la gente della strada, che scrive le sue icone. Con le esposizioni fatte finora in Italia e all'estero il suo obiettivo è quello di mostrare attraverso l'icona un qualcosa che riempia il cuore di speranza e gli occhi di bellezza. Grazie anche a molti amici, le sue icone sono ormai diffuse un po' ovunque, sia in Europa sia negli altri continenti. Per tre volte ha rappresentato l'arte italiana a Londra nell'esposizione mondiale Art in action, dove viene invitato un solo artista per nazione. Lo stato di Malta, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura, ha ospitato le sue icone nel Museo Nazionale.