Per parlare di successo, sotto il profilo di visibilità data alla città di Gubbio, basterebbero già i 40 mila followers che in questi giorni hanno seguito la pagina Facebook del Festival del Medioevo dove già la foto di copertina proietta l'internauta in una Piazza Grande illuminata al crepuscolo di grande suggestione.
Ma il successo di un evento come il Festival del Medioevo, chiusosi domenica 1 ottobre, non può essere pesato solo sulla bilancia dei visitatori, ma sullo spessore culturale di quello che ha portato in città. 100 relatori tra i principali medievisti nel panorama internazionale si sono confrontati per 5 giorni al Centro Servizi Santo Spirito affrontando il tema della città medievale sotto molteplici sfumature, storiche architettoniche, culinarie , letterarie, filmiche fino ad affontare temi attualissimi come la convivenza tra antico e moderno in un 'ottica di rifunzionalizzazione dei centri storici medievali. Da Franco Cardini ad Alessandro Barbero, da Jaques Dalarun a Umberto Longo solo per citare alcuni nomi , sono stati i protagonisti di un parterre nutrito di dottori delle Università italiane usciti dagli atenei per incontrare il pubblico, in un appuntamento che da tre anni a questa parte ha unito sapere scientifico a divulgazione . Il successo più raffinato , in ultima analisi, si può dire che è stato questo.
Attorno alla convegnistica, 50 in totale le relazioni e discussioni affrontate, gli spettacoli di musica e teatro serali alla chiesa di Santa Maria Nuova , la Fiera del libro medivale , i callegrifi agli Arcaoni di via Baldassini, le esibizioni e la didattica sui Templari al Piazzale Arturo Frondizi , gli Sbandieratori, i Balestrieri, il torneo di scherma medievale, il mercato animato dai Quartieri .
Appuntamento all'edizione quarta nel 2018? Forse. Non si sbilancia l'ideatore del festival Federico Fioravanti: "La mia intenzione sarebbe quella di lavorarci, ma prima devo chiudere questo festival. Poi si vedrà". Il chiudere di Fioravanti leggasi chiudere i conti perchè un evento come questo, spalamato su 5 giorni, ha i suoi costi . Ospitare 100 relatori, che in media portano ciascuno un accompagnatore, significa avere già in tasca non meno di 100 mila euri. A tutto si aggiunga l'allestimento della logistica e della promozione pubblicitaria, nonchè la retribuzione seppur minima di chi lavora per il Festival, da chi gestisce la pagina Facebbok a chi fa segreteria, ai redattori. La Regione non finanzia direttamente il festival, lo finanzia il Gal Alta Umbria e il Comune di Gubbio, quest'ultimo per 70 mila euro. Alcuni privati credono nell'iniziativa, alcuni finanziano con bonifici, altri garantiscono servizi gratuiti, ma le cifre importanti mancano. "A fronte di un successo crescente del festival – spiega Fioravanti - non ho visto quest'anno il salto di qualità da parte della città". Negozi chiusi di domenica, poco sostegno da parte del piccolo commercio, imbandieramento essenziale. Qualche difficoltà non è mancata anche sul fronte della logistica: il Centro Servizi è risultato a volte inadeguato per spazi e servizi, la stessa albergazione di livello offre un numero di posti limitato rispetto alle esigenze. Il Festival se ne andrà da Gubbio? "Non è mia intenzione - dice Fioravanti - anche se in tre anni mi sembra che questo Festival abbia più dato alla città di quato ha avuto". Fioravanti riconosce il grande sforzo fatto dal Comune in tempi di magra come questi, ma un evento come questo non può più solo basarsi sulle forze pubbliche di una città. Ne è cosciente la stessa amministrazione comunale che alza tiro e guarda a Roma, ammesso che Roma risponda.
Gubbio/Gualdo Tadino
03/10/2017 12:08
Redazione